Qui, dove tutto dal 1921 si compì...
Ascoltando con attenzione nel silenzio sembra ancora di sentire il ronzio distante dei motori elettrici e delle cinghie ed il rombo articolato delle sale di collaudo.
Il ritmare cupo delle presse e lo sfrizionare dei colli d'oca delle trance.
Nell'aria, l'odore acre dell'olio, dell'acqua chimica delle frese e degli scarichi dei motori, ti giunge alle narici come lunghe ombre di movimenti avvenuti in un passato lontano.
Effluvi che sanno d'antico e che rassicurano...
Figure sfuggono tra le pareti e le finestre: corpi coperti da giacche di pelle nera con bavero rialzato con sul capo cuffie da aviatori con gli occhialoni calati sul viso si mescolano alle ombre che sfuggono ai riflessi.
Cerchi i movimenti, ma li percepisci solo vagamente...
Come certi quadri della scapigliatura lombarda: la mente ne definisce la sagoma, non il contorno. Cogli l'essenza ma non il tratto, volutamente, leggiadramente...
Un regno di ombre e di luci lontane, dove pulsa la storia e ti giungono le eco di grandi gesta sportive e di straordinari cimenti tecnici.
Un anziano occhieggia dalla finestra di acciaio dei locali del Museo: "Un tempo quello era off limits...era il reparto corse..." sussurra qualcuno intimorito al nostro fianco. "L'è el sior Carlett...."...
La sagoma è piccola, quasi tarchiata, col cappello di taglio inglese sul capo. Ti guarda e tace.... Gli occhi azzurri, chiari, fissano il vuoto... ora sorride quasi sarcastico....
In fondo al viale un'altra ombra distinta dalle altre sporge dallo spigolo dell'edificio delle prove motori. Ha un movimento elegante, di altri tempi. Ha il capo inclinato ed è stempiato.
Un braccio disteso lungo il fianco, stanco, quasi inerme... si muove verso la galleria del vento...
Abbozza un sorriso e si perde nella foschia della sera.
Si dilegua mestamente, come si è sempre pronunciato, dalla giacca pendono nastrini e medaglie. Il bronzo cozza con l'argento e ne restituisce un tintinnio metallico... E' una figura familiare, come quella di un aviatore dai tratti nobili di una cavalleria di altri tempi che sa di mare e lunghi orizzonti. Dell'aria, quando l'ala italiana era la supremazia nel mondo.
Sotto il braccio sinistro un cappello da ufficiale dall'unghia di vernice e il cordone dorato. Sulla spalla brilla alla luce fioca un'aquila ricamata... Lontano si sente un "Eia Eia Eia, alalà" retaggio di quel 1918 tribolato e candito dai motti del d'Annunzio, il Comandante. L'eroe soldato che scandì la guerra nei versi alati dell'aviazione della Regia Marina.
Se non fosse che è scomparso nel 1955 sembrerebbe Giorgio Parodi... la suggestione ti inganna e si impossessa delle emozioni... "E' lui, si, forse, no. Sembra Angelo, l'uomo di fiducia dello zio Emanuele Vittorio...."
Percorri d'un fiato il tratto coperto: da una finestra aperta un omone in canottiera parla al nulla di algoritmi e di calcoli strutturali degli archi. Con una matita finissima traccia parabole e diagrammi... è un ingegnere, quasi certamente edile.
Lo ascoltano in tre, in un angolo... annuiscono e si segnano delle note. L'uomo alza la voce: "Il calcolo innanzitutto ci permette di definire le dimensioni, poi la forma viene come conseguenza, vedremo poi Carlo che dice...".
Si gira dagli occhi quasi infuocati la figura svanisce tra i ricordi come un ectoplasma che si fonde con le fondamenta della casa. Il progettista che si interseca con la sua stessa opera in un monumento immortale... un tutt'uno.
Poi in fondo i volti di una moltitudine in tuta blu o rossa. Campeggia la scritta Moto Guzzi.
Sono i 30mila che hanno lavorato in Guzzi dal 1921 agli anni Cinquanta... Un confuso vociare li accompagna come quando salivano in mensa o si approssimavano ad uscire dal turno...
I visi lunghi, quasi scavati. Tanti sono anziani, hanno vissuto la guerra, la morte dei figli e dei padri... Portano a casa il pane, passando dallo Spaccio aziendale, con la gavetta colma di minestra di verdure fumante.
Ti passano accanto, attraverso.... escono piano e sfumano sparendo alla vista....
Hanno compiuto un'impresa in 100 anni di storia....
Qui dove tutto è cominciato. Era a marzo, il marzo del 1921...